Siete “Andate a banane”

Chiunque abbia visto un documentario sulle scimmie ha sicuramente notato con quanta intensità esprimano le proprie emozioni: spalancano gli occhi, saltellano, ruzzolano, si grattano la testa…

Vi ricordano qualcuno?

A me ricordano “certe” femminucce che, alla vista delle “banane”, ” diventano come le scimmie”, ossia si arrabbiano, si agitano molto e si fanno i dispettucci quando se le contendono.

Poiché esse ne sono le più entusiastiche consumatrici e senza marchio di garanzia.

Io no. Io impazzisco solo per la carne di Tiranno DOC…

Troppo tenera é la frutta per le mie zanne e troppo fine è il mio palato per consumare alimenti di dubbia provenienza…

Roarrrrrrrrrrrrrrrr…

Gli eroi devono marcire in carcere

In una recente udienza per l’estradizione di Julian Assange, uno psichiatra ha testimoniato che il fondatore di Wikileaks, soffre di forti allucinazioni ed è ad alto rischio di suicidio.

Il professor Michael Kopelman, professore emerito di neuropsichiatria al King’s College di Londra, afferma che Assange ha confessato a un prete che soffre di allucinazioni uditive e che stava programmando il suicidio.

Pare che si stesse occupando della stesura del suo testamento e della scrittura di una lettera di addio alla sua famiglia e ai suoi amici.

Secondo il professor Kopelman , Julian, sarebbe in gravi condizioni di salute fisica e mentale:

“Ha riferito di sentire delle voci dentro e fuori della sua testa, allucinazioni somatiche, esperienze extra corporee, ma ora sono scomparse. Ha anche una lunga storia di allucinazioni musicali che è peggiorata quando era in prigione “, ha detto Kopelman.

Le voci gli ripetevano continuamente “sei polvere, sei morto, stiamo venendo a prenderti”.

Kopelman asserisce che nonostante il quadro clinico di Assange stia migliorando, è ancora gravemente depresso e ad alto rischio di suicidio.

“Se Assange fosse estradato, il rischio di suicidio aumenterebbe ulteriormente, a mio parere”, ha testimoniato in tribunale.

Kopelman è stato interrogato da James Lewis QC, che ha accusato Assange di aver inventato la sua malattia mentale per evitare l’estradizione.

La luce è accesa ma non c’è nessuno in casa

Molti anni fa ( per me erano i tempi delle scuole medie) andai a trovare una mia amica.

Venne ad aprirmi sua madre, una signora grassa e baffuta come tutte le donne sposate della mia città di origine.

Ci salutammo e le chiesi dove fosse sua figlia Orsolina.

Lei mi diede allora una delle risposte più strane che mi sia capitato di ricevere:

“Orsolina è in camera sua…ma non è in camera sua.”

Di fronte al mio sguardo perplesso, la signora Rosetta mi disse che Orsolina, negli ultimi giorni era strana, non mangiava ed era attaccata alla televisione con lo sguardo fisso nel vuoto, sempre alla stessa ora e sempre sullo stesso canale.

Quando parlai con la mia amica scoprii che si era presa una sbandata per uno dei due protagonisti di un cartone animato, “Holly e Benji”, per l’esattezza.

Si era presa una sbandata per un cartone animato? In 3′ media?

Bah…

Non metto il becco sui sentimenti umani, perché li rispetto a prescindere, ma quello che mi sconcertò fu l’ effetto devastante che ciò aveva provocato:

sembrava la solita Orsolina, ma bisognava ripeterle le cose due volte e, anche allora, difficilmente riusciva a rispondere a tono.

Gli inglesi avrebbero detto:” The light is on but there’s no one home ( La luce è accesa, ma in casa non c’è nessuno)”…

Io invece, da terrona doc, avrei detto:

” Questa sta proprio fulminata!”

Mica solo Orsolina. Anche chi crede alla farsa grottesca dei “politucoli” italiani…

quindi la maggior parte di voi.

” Toc Toc c’è nessuno in casa?”

To be back to the drawing board…please!

Ovviamente non sapete di cosa cazzo sto parlando e come al solito vi aspetterete che ve lo spieghi, per cui avvalorerete la vostra “trollaggine” mista a scempiaggine, demenza, microcefalia, “tonnaggine”, “cretinaggine…

E un piccolo accenno di “troiaggine”…

Ma la Santarosa è tanto buuuuona, per cui “non ve la manda a dire”:

Peter Arno, nel 1941 rappresenta in una vignetta un prato sul quale si è schiantato un aereo militare.

Un paracadute che svolazza sullo sfondo ci rassicura che il pilota non si è schiantato al suolo come il velivolo ridotto a un mucchio di rottami.

In prima linea , alcuni militari osservano in lacrime la scena, mentre un ingegnere con dei fogli arrotolati sotto il braccio, si allontana fischiettando e dice:

” va bene, si ritorna alla vecchia lavagna!”

Succede a tutti, prima o poi, di sbagliare, di fallire in qualcosa e di dover tornare alla lavagna per ricominciare tutto daccapo…

A me è successo tante volte e a voi?

Dubito…

Mi auguro, almeno, che vi si apra il paracadute.

To be like two peas in a pod

Essere come due piselli in un baccello (intesi come legumi)

Vi è mai capitato di incontrare una persona a cui piacciono le stesse cose che piacciono a voi, che si commuove per le stesse cose, che ride per le stesse cose e che s’incazza di fronte alle stesse cose che non sopportate?

Se la risposta è si, allora sapete che cosa vi voglio dire.

Essere come due piselli in un baccello, significa essere profondamente simili all’altro nei gusti, nei comportamenti, negli interessi…e nell’anima.

Proprio da questo tipo di affinità nascono le più grandi amicizie, i più grandi amori…

… e le più grandi guerre.

Mordersi le Palle

Vi siete mai morsi le palle? È chiaro di no, se continuate a trollare…

Ma verrò ancora una volta in vostro sostegno.

Alcuni sostengono, che durante la 2′ guerra mondiale, l’esercito fascista eseguisse operazioni di questo tipo senza alcuna anestesia sul popolo dissidente…

E gliele ficcasse in bocca dopo avergliele fatte completamente svuotare…

Per educarli alla disciplina, mica per fargli del male!

Esistono tuttavia poche testimonianze di una simile pratica.

Qualunque sia la ragione di questo modo di dire, esso serve per descrivere chi affronta una situazione per nulla piacevole, “castrante”,

rosicando perché le sue assurde operazioni di “cacacazzo”, non sono servite, a un cazzo, appunto!

Oggi, curiosamente, pare che i più voraci addentatori di palle siano…

I Parenti e gli Amici.

Nel mio gergo l’espressione è spesso usata per riferirmi a quei casi in cui il traditore è pronto ad accettare le conseguenze assurde e indesiderate delle proprie azioni (scellerate),

Come qualche altro mio parente o amico prima di lui.

È un miracolo che non gliele abbia fatte ingoiare, rigurgitare e poi attaccate al collo a mo’ di cappio ai loro amati figli e pupazzi vari…

Ma è ovvio che io mi stia ravvedendo.

Piovono Cavoli e Cazzi (amari)

Avete mai sentito dire ” piovono Cavoli e Cazzi”?

Probabilmente no, perché la uso solo io.

In Italia diciamo: ” diluviano”, “Piovono a dirotto”,” piovono che Dio li manda”…

Oppure ” piovono perché li mando io a catena”.

La prima traccia di questo mio modo di dire, risale a questo momento, mentre bevo caffè americano sotto i portici di un bar a Bologna,

E lui è chiuso in casa a soffrire, a causa di una maledetta psicopatica che lo ha denunciato in procura.

Ma perché proprio cavoli e cazzi?

Ho valutato diverse teorie, una più bizzarra dell’altra…

Ma per donne di basso rango e dubbia etica morale come la sua, non posso di certo usare formule “Verlainiane”.

È sicuro, però, che i cavoli e cazzi non si possono soffrire, e quando ti piovono addosso, ti conciano che è una meraviglia!

Dedicato a tutti i troll, trollone e trallallero, che intralciano il mio glorioso cammino di poetessa ” classicista”…

E quello del mio più caro amico ” giornalaio pazzo”…

…ma ho solo inaugurato la mia nuova categoria…

nel frattempo, ” Mordetevi le Palle”.

27 dicembre 2018: quello che avrebbe voluto dirmi

Angela , non ce la faccio più a papà, io sto uscendo pazzo un’altra volta. Non ce la faccio ad affrontare un altro giorno con questo terribile dolore nell’anima. E stavolta non guarirò. Inizio a sentire delle voci dentro di me che mi dicono di fare delle cose brutte e non riesco a contrastarle. Sto quindi facendo la cosa migliore per il bene di tutti, anche se è orribile. Ma prima voglio dirti che tu mi hai dato la più grande gioia quando sei nata ed eri bellissima con quegli occhi neri. Perdonami se non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, perché io non le so dire le parole belle, nessuno me lo ha insegnato. Ma io ti amavo più degli altri due… lo so, lo so, che un padre non dovrebbe fare differenze tra figli, ma tu sei in ogni senso tutto ciò che loro non saranno mai: migliore. Non penso, ormai, che ci sia qualcosa da salvare in me, a parte te, perciò me ne devo andare. Non riesco più a combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me soffrirai da impazzire. E so che ne combinerai di tutti i colori all’inizio, perché tu se matta da legare, ma sei l’unica persona che mi ama davvero e ce la farai. Vedi, a papà, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dire è che quei pochi momenti di felicità che ho vissuto nella mia vita, me li hai dati tu. Sei stata estremamente paziente con me, dopo tutto quello che ti ho fatto passare e incredibilmente buona. Voglio dirlo. Tutti lo devono sapere. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me, tranne la certezza di aver messo al mondo la più grande scrittrice di tutti i secoli ed io non posso continuare a rovinarti la vita con i miei problemi. Non penso che qualcun altro ti possa amare più di me, ma se esiste digli che se ti fa soffrire, io taglio questo cappio mortale e vengo a prenderlo a calci nel culo… perché a me, mia figlia, nessuno me la deve toccare.

Papà

Lettera al padre suicida: un uomo che non sarà mai figlio

Ciao Boss,

lo so che i genitori biologicamente sono destinati a morire prima dei loro figli, ma che cazzo, dovevi proprio ammazzarti?

Speravo che mi avresti aiutato a diventare un buon Padre, che sapesse badare prima di tutto a se stesso, consapevole e sicuro, affettuoso e rigido al contempo…

Ma mi hai lasciato nella merda a dolermi, perché non so dove sia quella pazza di mia sorella, a prendermi cura dell’altra che è stata mollata dal carabiniere e che è una iena, del cane che è depresso….

… e di me che soffro terribilmente, perché mi sento responsabile di tutto.

Mi hai dotato di quanto necessario per avere successo nella vita: una voce sensuale, un corpo perfetto, un animo sensibile, un’intelligenza pungente, ma non so come usarli per realizzare gli obiettivi che mi ero prefisso di raggiungere, e a dirti il vero, ora non so nemmeno se ne ho ancora.

Mi hai lasciato incompleto.

Sono fallato e prigioniero del cappio con il quale mi hai incatenato al tuo destino.

Il velo nero con cui mi ha coperto gli occhi non è servito ad evitarmi lo strazio. Non ha schermato gli sguardi degli altri, avidi di giudizi, non ha impedito alla sofferenza di attraversare la trama larga del mio vestito.

Ha fatto sì, piuttosto, che l’ozio paralizzasse i miei muscoli e che anche quella minima forza che mi sarebbe bastata per sollevare il drappo venisse meno.

Giro impazzito su me stesso cercando di capire cosa sono adesso che non ci sei, di chi devo prendermi cura.

Sono un arto reciso, carne senza più sangue, un uomo che non sarà mai figlio.

Pensavo che prima o poi saresti diventato un buon padre e che così facendo lo avresti insegnato anche me.

Speravo di potermi finalmente vedere riflesso nei tuoi occhi e di non provare più quello sgomento aggressivo di un cane che deve difendere il proprio territorio….

Ma non mi hai concesso neanche questo.

Perché?

Forse mi volevi solo proteggere : impedirti di ammazzarmi per le mie rigide attenzioni, ma io volevo soltanto aiutarti, perché tu eri ammalato, e un figlio maschio ha il dovere di prendersi cura della propria famiglia, se è in difficoltà.

Avevi torto, non hai messo in conto che il pericolo maggiore per me, potessi essere proprio io.

Non potevi sapere che ero più fragile di te e che avevo solo bisogno di un padre.

Perché ero solo un bambino , solo un bambino…

Hai sbagliato, ma non te ne faccio una colpa. Ora so per certo, che ovunque tu sia, ti stai prendendo cura di noi, perché nonostante tutta la rabbia che sento, io ti ho perdonato e se l’ho fatto è perché credo che tu abbia imparato la lezione.

Ti voglio bene

TUO FIGLIO

E-mail di una stalker: l’Obesità è un disturbo del comportamento alimentare

“Sono una cicciona di 41 anni che avrebbe il piacere di raccontarti la sua piccola storia, non tanto per spirito di protagonismo, ma per ricordati quanto è stato grave il tuo narcisismo legato al tuo corpo scultoreo su FB, per gente come me.

Ora, leggendo il tuo blog ho capito chi sei realmente. Sei grassa dentro. Sei tu quel Mostro che mi divora l’ anima. Sei tu il mio nemico, Angela.

Ma non ti nego che un pochino d’invidia mi porta a parlarti in questo modo, legata a quel macigno di complessi che convive con me da anni, perché sono obesa.

L’obesità, mia cara Bulimica del cazzo, non fa parte dei disturbi del comportamento alimentare?

Come mai non ne hai ancora parlato, dottoressa?

Si incontra per strada una ragazza anoressica e ci si chiede che perche’possa soffrire così.

Al contrario si incontra una grassona come me e si tende a giudicarla come una vacca grassa incapace di smettere di mangiare.

Tanto non è difficile, basta tenere chiusa la bocca, vero stronza?

Oppure basta vomitare tutto nel cesso, giusto Arianna?

Scommetto che hai dato il nome di Arianna al tuo disturbo pensando ad una mucca…

È così Santarosa?

Certo, noi obesi siamo solo mucche, vitelli e buoi che mangiano e cacano, non possiamo essere gazzelle come te, Miss ‘gambe chilometriche’!

Noi facciamo solo ridere.

L’ obesità è un mostro che ti divora il fisico e il cervello…a te lo ha divorato l’ alcool, mignotta.

Ma tu credo possa comprendere, perché il cibo per te è esattamente ciò che è per me: un nemico.

Ma a me vomitare fa paura, mi fa schifo, e poi sono talmente grassa che se volessi farlo, dovrebbero accompagnarmi al cesso in due.

Dovrebbero sorreggere le montagne di rotoli di lardo che ho sulla pancia, per farmi centrare il WC.

Stai ridendo? Ridi pure che ti Strozzi prima e senza cappio.

Quindi per me vomitare è impossibile, altrimenti ti chiederei dei consigli. Perché i tuoi scritti sono utili solo per insegnare a vomitare…

E sono un ottimo rimedio contro la stipsi.

Io è da quando ero alle elementari che lotto con il mio peso. Sai?

Eppure mia madre mi ha partorito alla 32′ settimana di gestazione.

Quindi il suo unico interesse, dopo la lunga degenza in terapia intensiva per neonati pre- termine, era quello di farmi ingrassare.

E così mi ingozzava con amore, fino a farmi scoppiare!

Mi giunge notizia che a te chiudessero la dispensa a chiave…

Ihihihihih, quanto mi fa piacere la cosa!

Ma almeno ti hanno preservato nell’ ambito lavorativo, perché è ovvio che per campare vendi il tuo corpicino…

Altrimenti non si spiegherebbero i tuoi continui spostamenti per l’ Italia.

Altro che pubbliche relazioni politiche, tu fai la puttana per mestiere.

Io invece no. Io posso dare altro. Io ho un cervello e un animo nobile.

Perché soltanto a chi è brutto viene concesso il lusso dell’ intelletto.

Io a 6 anni ero già cicciottella e scrivevo gia’ poesie, poi il mio peso è cresciuto a dismisura, fino a raggiungere quello attuale di 180 kg per 175 cm e mi hanno assunto come editor in un famoso giornale…

Ma scommetto che a te nemmeno importa saperlo, perché tu sei gia’ una poetessa… Ahahahah…

Almeno sono più alta di te, mia ‘poetessa-cazzella’ nana!

Sei invidiosa? Certo che lo sei… altrimenti non indosseresti i trampoli anche quando ti ‘strafochi’ sulla tazza!

Ma non ti fai schifo?

Cordiali saluti e mi auguro davvero che un giorno ci resti secca, mentre vomiti. Perché è evidente che lo fai ancora.”

Roberta

Quando ho letto questa e- mail, in un primo momento ho preso a pugni il PC e ho pensato di denunciarla alla polizia postale, perché è una mail molto grave e offensiva…

Ma poi ho capito dove avevo sbagliato. Roberta mi ha fatto notare con parole dure, quanto è grave il disagio psicologico delle persone affette da Obesità.

Vi sembrerà strano, ma ho provato tenerezza e compassione e grande riconoscenza, perché è riuscita a capire quali sono le dinamiche interiori che innescano le abbuffate di Arianna.

Quindi, non dovevo trascurare di raccontarvi che la mia Arianna è obesa e che l’obesità è uno dei più gravi problemi che affligge la società, perché ha un altissimo indice di mortalità.

Dovevo metterla in primo piano e rimedierò all’errore, ma nel frattempo…

Chiedo scusa a Roberta e a voi tutti.