La luce è accesa ma non c’è nessuno in casa

Molti anni fa ( per me erano i tempi delle scuole medie) andai a trovare una mia amica.

Venne ad aprirmi sua madre, una signora grassa e baffuta come tutte le donne sposate della mia città di origine.

Ci salutammo e le chiesi dove fosse sua figlia Orsolina.

Lei mi diede allora una delle risposte più strane che mi sia capitato di ricevere:

“Orsolina è in camera sua…ma non è in camera sua.”

Di fronte al mio sguardo perplesso, la signora Rosetta mi disse che Orsolina, negli ultimi giorni era strana, non mangiava ed era attaccata alla televisione con lo sguardo fisso nel vuoto, sempre alla stessa ora e sempre sullo stesso canale.

Quando parlai con la mia amica scoprii che si era presa una sbandata per uno dei due protagonisti di un cartone animato, “Holly e Benji”, per l’esattezza.

Si era presa una sbandata per un cartone animato? In 3′ media?

Bah…

Non metto il becco sui sentimenti umani, perché li rispetto a prescindere, ma quello che mi sconcertò fu l’ effetto devastante che ciò aveva provocato:

sembrava la solita Orsolina, ma bisognava ripeterle le cose due volte e, anche allora, difficilmente riusciva a rispondere a tono.

Gli inglesi avrebbero detto:” The light is on but there’s no one home ( La luce è accesa, ma in casa non c’è nessuno)”…

Io invece, da terrona doc, avrei detto:

” Questa sta proprio fulminata!”

Mica solo Orsolina. Anche chi crede alla farsa grottesca dei “politucoli” italiani…

quindi la maggior parte di voi.

” Toc Toc c’è nessuno in casa?”

To be back to the drawing board…please!

Ovviamente non sapete di cosa cazzo sto parlando e come al solito vi aspetterete che ve lo spieghi, per cui avvalorerete la vostra “trollaggine” mista a scempiaggine, demenza, microcefalia, “tonnaggine”, “cretinaggine…

E un piccolo accenno di “troiaggine”…

Ma la Santarosa è tanto buuuuona, per cui “non ve la manda a dire”:

Peter Arno, nel 1941 rappresenta in una vignetta un prato sul quale si è schiantato un aereo militare.

Un paracadute che svolazza sullo sfondo ci rassicura che il pilota non si è schiantato al suolo come il velivolo ridotto a un mucchio di rottami.

In prima linea , alcuni militari osservano in lacrime la scena, mentre un ingegnere con dei fogli arrotolati sotto il braccio, si allontana fischiettando e dice:

” va bene, si ritorna alla vecchia lavagna!”

Succede a tutti, prima o poi, di sbagliare, di fallire in qualcosa e di dover tornare alla lavagna per ricominciare tutto daccapo…

A me è successo tante volte e a voi?

Dubito…

Mi auguro, almeno, che vi si apra il paracadute.

To be like two peas in a pod

Essere come due piselli in un baccello (intesi come legumi)

Vi è mai capitato di incontrare una persona a cui piacciono le stesse cose che piacciono a voi, che si commuove per le stesse cose, che ride per le stesse cose e che s’incazza di fronte alle stesse cose che non sopportate?

Se la risposta è si, allora sapete che cosa vi voglio dire.

Essere come due piselli in un baccello, significa essere profondamente simili all’altro nei gusti, nei comportamenti, negli interessi…e nell’anima.

Proprio da questo tipo di affinità nascono le più grandi amicizie, i più grandi amori…

… e le più grandi guerre.

Mordersi le Palle

Vi siete mai morsi le palle? È chiaro di no, se continuate a trollare…

Ma verrò ancora una volta in vostro sostegno.

Alcuni sostengono, che durante la 2′ guerra mondiale, l’esercito fascista eseguisse operazioni di questo tipo senza alcuna anestesia sul popolo dissidente…

E gliele ficcasse in bocca dopo avergliele fatte completamente svuotare…

Per educarli alla disciplina, mica per fargli del male!

Esistono tuttavia poche testimonianze di una simile pratica.

Qualunque sia la ragione di questo modo di dire, esso serve per descrivere chi affronta una situazione per nulla piacevole, “castrante”,

rosicando perché le sue assurde operazioni di “cacacazzo”, non sono servite, a un cazzo, appunto!

Oggi, curiosamente, pare che i più voraci addentatori di palle siano…

I Parenti e gli Amici.

Nel mio gergo l’espressione è spesso usata per riferirmi a quei casi in cui il traditore è pronto ad accettare le conseguenze assurde e indesiderate delle proprie azioni (scellerate),

Come qualche altro mio parente o amico prima di lui.

È un miracolo che non gliele abbia fatte ingoiare, rigurgitare e poi attaccate al collo a mo’ di cappio ai loro amati figli e pupazzi vari…

Ma è ovvio che io mi stia ravvedendo.

Piovono Cavoli e Cazzi (amari)

Avete mai sentito dire ” piovono Cavoli e Cazzi”?

Probabilmente no, perché la uso solo io.

In Italia diciamo: ” diluviano”, “Piovono a dirotto”,” piovono che Dio li manda”…

Oppure ” piovono perché li mando io a catena”.

La prima traccia di questo mio modo di dire, risale a questo momento, mentre bevo caffè americano sotto i portici di un bar a Bologna,

E lui è chiuso in casa a soffrire, a causa di una maledetta psicopatica che lo ha denunciato in procura.

Ma perché proprio cavoli e cazzi?

Ho valutato diverse teorie, una più bizzarra dell’altra…

Ma per donne di basso rango e dubbia etica morale come la sua, non posso di certo usare formule “Verlainiane”.

È sicuro, però, che i cavoli e cazzi non si possono soffrire, e quando ti piovono addosso, ti conciano che è una meraviglia!

Dedicato a tutti i troll, trollone e trallallero, che intralciano il mio glorioso cammino di poetessa ” classicista”…

E quello del mio più caro amico ” giornalaio pazzo”…

…ma ho solo inaugurato la mia nuova categoria…

nel frattempo, ” Mordetevi le Palle”.

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